- 2 Ottobre 2020
- Posted by: PIARC Italia
- Categories: Guida autonoma, Notizie

I ricercatori della Università’ tecnica di Delft nei Paesi Bassi hanno sviluppato un nuovo programma che simula il comportamento di guida umano sulla base di un principio che lo connota usualmente: la gestione del rischio al di sotto di un livello di soglia. Il programma può’ prevedere con precisione il comportamento umano durante un’ampia gamma di attività’ di guida. Col tempo, il modello potrebbe essere utilizzato in auto a guida autonoma, per renderle “meno robotiche”. La ricerca condotta dal dottorando Sarvesh Kolekar e dai suoi supervisori Joost de Winter e David Abbink sara’ pubblicata su “Nature Communications”.
Il comportamento di guida viene solitamente descritto utilizzando modelli che prevedono un percorso ottimale. Ma non e’ cosi’ che le persone guidano effettivamente. Sarvesh Kolekar ha spiegato: “Le persone non guidano continuamente al centro della corsia, ad esempio: fintanto che si trovano entro limiti di corsia accettabili, non si preoccupano di correggere la rotta”. I modelli che prevedono un percorso ottimale non sono popolari solo nella ricerca, ma anche nelle applicazioni pratiche. “L’attuale generazione di auto intelligenti guida in modo molto ordinato. Questo porta a uno stile di guida ‘robotico'”, ha continuato Kolekar. “Per comprendere meglio il comportamento alla guida degli umani, abbiamo cercato di sviluppare un nuovo modello che utilizza la soglia di rischio per l’uomo come principio di base”.
Per fare i conti con questo concetto, Kolekar ha introdotto il cosiddetto Driver’s Risk Field. “Il Drf e’ stato ispirato da un concetto della psicologia, avanzato molto tempo fa da Gibson e Crooks. Questi autori hanno affermato che gli automobilisti ‘sentono’ il livello di rischio che li circonda, per cosi’ dire, e basano le loro manovre di traffico su queste percezioni”. Kolekar e’ riuscito a trasformare questa teoria in un algoritmo informatico.
Lo ha quindi testato in sette scenari, inclusi il sorpasso e l’evitamento di un ostacolo. “Abbiamo confrontato le previsioni fatte dal modello con i dati sperimentali sul comportamento di guida umano tratti dalla letteratura. Fortunatamente, molte informazioni sono gia’ disponibili. Si e’ scoperto che il nostro modello necessita solo di una piccola quantità’ di dati per ‘replicare’ il comportamento di guida umano e potrebbe persino prevedere un comportamento in scenari mai visti prima”.
Oltre al valore accademico, l’algoritmo può’ essere utilizzato anche su auto a guida autonoma. “Se le auto a guida autonoma dovessero prendere in considerazione le reali abitudini di guida dell’uomo, avrebbero maggiori possibilità’ di essere accettate dalla comunità'”, ha concluso Kolekar.