Quando e come accelerare la spesa pubblica in infrastrutture materiali e immateriali in tempi di emergenza economica

 

Analizzare le recenti crisi planetarie e individuare le più efficienti modalità di rilancio degli investimenti necessari per superare la pluriennale stagnazione delle opere infrastrutturali nazionali. È stato questo il focus del webinar “Il Protocollo Anticrisi. Quando e come accelerare la spesa pubblica in infrastrutture materiali e immateriali in tempi di emergenza economica”, che si è svolto giovedì 26 novembre, alle ore 17.00, e nel corso del quale è stato presentato il libro, di Domenico Crocco e Cristina Palumbo, dal titolo: “Smart Procurement. Idee per un protocollo anticrisi” (Rubbettino Editore).

Tra gli autorevoli interventi che si sono succeduti nel corso del webinar, quello di Giuseppe Busia, Presidente dell’ANAC, ha offerto numerosi elementi di riflessione. Busia ha definito “fondamentale” il ruolo della spesa pubblica e dei contratti pubblici da intendersi come “volano di sviluppo da attivare soprattutto in fasi di estrema criticità, come quella che attualmente il Paese sta attraversando”. L’ANAC, nell’opinione di Busia, avrà nell’immediato futuro l’importante ruolo, in virtù della sua indipendenza dal Governo, di controllo sui fondi in arrivo dall’Unione Europea con il Recovery Fund.

“Grazie alla digitalizzazione e alle banche dati che l’Autorità gestisce a favore del pubblico – prosegue Busia – sarà possibile impiegare i fondi europei con estrema trasparenza e garantendo l’assenza di corruzione e consentendo una forte accelerazione delle procedure”. Essenziale risulta poi per Busia la necessità di investire, oltre che sul tessuto imprenditoriale, anche sull’Amministrazione pubblica, rendendola in grado di progettare il futuro grazie ad un forte processo di formazione delle stazioni appaltanti.

 

 

Luca Einaudi, Direttore Generale dell’Ufficio Infrastrutture presso il Dipartimento Economia della Presidenza del Consiglio dei ministri, ha auspicato che il “modello dei Commissari” possa trovare più ampio spazio, ma ha altresì evidenziato la necessità di un forte supporto da parte degli operatori pubblici con ampia specializzazione e di cornici normative chiare e di facile applicazione affiancate da una robusta operazione di snellimento delle procedure per gli investimenti pubblici.

Nel corso del suo intervento, il prof. Carlo Cottarelli, Direttore dell’Osservatorio sui Conti pubblici italiani, ha rilevato l’importanza di una spesa diretta da parte dello Stato, in grado di garantire un moltiplicatore più alto rispetto all’intermediazione privata. “Questo – ha sottolineato Cottarelli –  è un primo motivo per cui gli investimenti in infrastrutture sono particolarmente importanti in questo momento per uscire dalla crisi post pandemica. Le infrastrutture, anche se fatte in debito, agiscono nel lungo periodo rafforzando così l’economia italiana e garantendo futuri benefici oltre che alle imprese pubbliche, anche a quelle private”. È importante infine ricordare – ha concluso Cottarelli – che le infrastrutture dovranno essere green (come espressamente richiesto dall’UE) e soprattutto digitalizzate, in modo da agevolare la transizione verso le nuove tecnologie.

La lettura del volume, suddiviso in due parti, fornisce una panoramica d’insieme degli effetti delle crisi planetarie sulle economie nazionali. Nella prima parte del libro, Cristina Palumbo ripercorre infatti con chiarezza le principali crisi, sia economiche che sanitarie, che il mondo ha attraversato nella storia recente a partire dall’influenza spagnola (degli inizi del 1900), passando per la grande depressione del 1929 fino ad arrivare alla crisi americana dei mutui sub prime del 2008 (in realtà mai veramente superata) e, infine, a quella che stiamo vivendo attualmente provocata dal Coronavirus. Il fil rouge che accompagna la descrizione delle cause e delle conseguenze delle crisi passate e attuali è la comparazione dell’effetto delle principali teorie macroeconomiche nelle diverse realtà nazionali. Il volume solleva poi numerose riflessioni in relazione alla capacità del nostro Paese di rispondere con forza alle situazioni di crisi descritte e, nello specifico, a quella che il mondo intero sta attraversando.

Cristina Palumbo  individua un “Protocollo anticrisi” necessario per superare situazioni di crisi, come quella attuale, attraverso la promozione di investimenti pubblici. Nell’opinione degli autori gli Stati, oltre a favorire gli investimenti attraverso l’immissione di ingenti quantità di risorse, devono necessariamente basarsi su un criterio di tempestività delle proprie azioni. Lo strumento di attuazione del Protocollo Anticrisi è quindi la spesa urgente sulle infrastrutture digitali e materiali utili. Come? Attraverso un public procurement “smart”, che Domenico Crocco racconta nella seconda parte del volume. Dopo aver esaminato le best practices a livello internazionale (Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito) in materia di contratti pubblici e appalti, gli autori si concentrano sull’Italia. Data l’impossibilità, dovuta in larga parte agli stringenti vincoli europei, di replicare l’esperienza dell’efficiente “modello Genova”, viene individuato un nuovo paradigma di public procurement – necessario per sostituire le molteplici previsioni normative in materia – basato sui seguenti passaggi, riportati in forma semplificata:

  • Programmazione delle opere pubbliche realizzata a livello nazionale e regionale, distinguendo tra grandi opere (nazionali), medie opere (regionali) e piccole opere (comunali).
  • Affidamento dell’opera a un responsabile del procedimento che deve avere poteri di commissario straordinario.
  • L’opera da realizzare da inserire in programmazione deve essere dotata di un progetto definitivo quanto più possibile articolato.
  • Preventiva consultazione di operatori specializzati, anche internazionali, per verificare l’efficacia della soluzione tecnica adottata e della congruità del prezzo rispetto al mercato.
  • Accesso dell’opera alla programmazione (nazionale, regionale, comunale) solo se dotata di tutte le autorizzazioni e del progetto definitivo.
  • Costituzione da parte dell’ANAC del rating delle imprese con conseguente classifica dei grandi, medi e piccoli operatori. Nel caso di nuove imprese sarà valutata la past performance del personale tecnico impiegato nelle imprese da cui provengono.
  • Creazione di un algoritmo che incroci le opere programmate e finanziate (grandi, medie e piccole) con le classifiche degli operatori (grandi, medi e piccoli) presenti nel rating.
  • Esclusione dal rating, fino alla dimostrazione di effettiva regolarità, delle imprese non in regola in termini di legalità e di trasparenza.

La finalità di questo nuovo paradigma, e punto centrale del volume, è quindi stimolare celermente gli investimenti destinati al rilancio del Paese, premiando le imprese più meritevoli e garantendo correttezza e rispetto della normativa vigente, eliminando radicalmente qualsivoglia elemento di corruzione che da troppo tempo soffoca il nostro Paese.

 

di Alessandro De Santis

 

 

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