- 20 Gennaio 2022
- Posted by: Alessandro De Santis
- Categories: Guida autonoma, Notizie

Bolidi che sfrecciano a 300 km/h privi di conducente, il bordo pista animato da ingegneri informatici più che da meccanici, i box pronti ad ospitare infrastrutture tecnologiche informatiche: è questo il nuovo volto della “Formula 1” a guida autonoma, la cui prima competizione, l’Indy Autonomous Challenge, è stata vinta dal Politecnico di Milano.
Ad ospitare la fase finale della gara, il Ces (Consumer Electronics Show), l’annuale fiera internazionale dell’elettronica di consumo svoltasi dal 5 all’8 gennaio scorsi a Las Vegas.
I competitors iscritti provenivano da 35 atenei da tutto il mondo per una sfida iniziata un anno fa con il team PoliMove dell’ateneo milanese, in partnership con l’università dell’Alabama, che si è portato a casa il primo posto superando realtà americane come il Mit di Boston. ” Una sfida fra piloti, non fra macchine “, spiega Sergio Savaresi, ordinario di Automazione e controllo nei veicoli presso il Politecnico di Milano, a capo del team. Significa che le auto da corsa erano tutte identiche. Tante Dallara AV- 21 apparentemente indistinguibili da fuori. Con una particolarità: al posto del guidatore c’era un sistema a motore per muovere il volante e i freni. Il tutto collegato a dei sensori e guidato da un sistema di intelligenza artificiale programmato da ciascuno dei team.
Quindici ingegneri costituiscono la squadra del Politecnico di Milano, esperti di automazione, ma anche ingegneri matematici, informatici ed elettronici.
Dopo una prima fase in cui le università si sono sfidate in modalità di simulazione, solo in dieci sono riuscite a comprare una vera e propria macchina da corsa per passare alla prova sul campo, gareggiando su un circuito vero. “Un investimento da un milione di euro per il Politecnico, coperto grazie a sponsor”, spiega Savaresi.
Il pilota virtuale del Politecnico è stato ribattezzato As. car. i, un omaggio al campione scomparso da giovanissimo all’autodromo di Monza. ” È come se fosse un pilota unico, ma in realtà dentro questo software ci sono le menti di quindici giovani brillanti ingegneri, ognuno con la propria personalità” , prosegue il docente da poco rientrato dagli Usa, entusiasta di questa vittoria tutta italiana. “È stato un momento storico, in ogni match le macchine dovevano superarsi in velocità sempre crescenti, fino a quando una non ce la faceva più” . Nell’ultima sfida, la Dallara guidata dal Politecnico ha superato quella dell’università di Monaco, toccando i 270 chilometri all’ora.
“Il racing nasce per sviluppare tecnologia e portarla nella produzione delle auto”, prosegue Savaresi sottolineando come il contesto nel quale è avvenuta questa sperimentazione identifica il limite massimo raggiungibile da questa tecnologia in rapido sviluppo. “La guida autonoma – conclude Savaresi – sarà la vera challenge che rivoluzionerà il mondo dell’auto, di gran lunga la più importante degli ultimi dieci anni”.
A cura di Monica Pinata